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"Per ottenere qualità, le scorciatoie non valgono.
Tanto più quando si tratta di vino."

Cristina Geminiani

Ci vogliono tempo, dedizione, cura, competenza. E grande coraggio. Nell’anima che Cristina Geminiani mette nel suo lavoro c’è tutto questo: un modo di coltivare la vite, raccogliere l’uva, trasformarla in vino capace di contenere la sapienza della tradizione e la forza di osare il nuovo.

Ogni creazione della Fattoria Zerbina nasce dal profondo legame con la sua terra, dall’ascolto del linguaggio nascosto delle sue viti, che trova voce ed espressione attraverso la sensibilità, l’istinto e la passione di Cristina. Solo allora la terra si fa vino. E diventa opera d’arte.

Le origini

Tutto ebbe inizio nel 1966 quando Vincenzo Geminiani, subito dopo l’acquisto dell’omonimo podere, decise di piantare i primi vigneti e di iniziare la produzione di vino, ottenendo fin da subito – in base ai parametri qualitativi di allora – numerosi riconoscimenti.
Nel 1987 la svolta qualitativa: Cristina Geminiani, nipote di Vincenzo, attuale titolare dell’azienda e responsabile della conduzione agronomica ed enologica, decise di tuffarsi in prima persona in questa “avventura” con l’obiettivo la valorizzazione del sangiovese e dell’albana.

Per il sangiovese – primo di tutti il Pietramora – questo impegno si tradusse in poco più di due anni nella messa a dimora della prima vigna ad alberello ad alta densità d’impianto (scelta più che all’avanguardia nell’Italia viticola di allora) e nella sperimentazione delle prime selezioni clonali affidabili di questo vitigno, sia romagnole che toscane.

Altrettanto innovativo l’approccio con l’albana: Cristina Geminiani decise di tentare, con lo Scaccomatto, la via della muffa nobile in pianta e della vendemmia scalare in stile Sauternes. Una scelta coraggiosa, che ha richiesto sacrifici e dedizione, ripagati da un notevole successo già le prime annate di Scaccomatto. Dal 1992 si consolidarono le conoscenze e l’esperienza per gestire al meglio lo sviluppo e la selezione della muffa nobile, oltre al rischio e allo stress psicologico che questo tipo di vendemmia porta con sé.

Parallelamente si è sviluppato il progetto Marzieno, un vino nato come assemblaggio sangiovese/cabernet sauvignon che nelle ultime sei annate ha ottenuto un gran numero di riconoscimenti. Ultime annate che hanno visto però anche una maggiore articolazione del taglio finale, con l’introduzione di percentuali variabili di anno in anno di merlot e di syrah.

Di più lunga data, come del resto anche nei Sangiovese, è invece la presenza di ancellotta, un vitigno tradizionale delle colline, spesso bistrattato, su quale l’azienda ha sempre puntato molto, tanto da considerarlo, con una certa presunzione, “il nostro petit verdot”.

All'orizzonte

Dopo le prime vendemmie frutto sperimentazioni continue, l’azienda ha maturato uno stile proprio ed originale per ogni vino nel corso degli anni. Oggi cerchiamo di consolidare  il nostro savoir-faire e affrontiamo  nuove sfide con progetti legati ad affermare un’appartenenza ancora più forte al nostro territorio.

Per i vini rossi, in particolare per il sangiovese, l’alberello ci ha permesso di mettere a punto vini con uno stile personale legato alle colline di Marzeno, frutto di sintesi e di assemblaggi delle migliori partite di sangiovese provenienti da plurimi vigneti che meglio aderissero al profilo di quel tipo di vino. Così sono nati Pietramora, Torre di Ceparano e Ceregio rosso.
A partire dall’anno 2016 partiamo col progetto Monografia, che propone una prestigiosa collezione di vini da singoli vigneti di sangiovese, allevati ad alberello, che riteniamo più rappresentativi in ogni singola vendemmia. A seguire le vendemmie 2017,2018 e 2020.
Per restare in tema di sangiovese da singolo vigneto, produciamo anche un vino più semplice, il Poggio Vicchio, che porterà il nome della nostra sottozona di riferimento della DOC Romagna sangiovese: quella di Marzeno.

Per i vini bianchi, albana in primis, partendo dal capostipite Scaccomatto, passando per AR, Arrocco e Tergeno, chiudiamo il cerchio col Bianco di Ceparano, la nostra ultima nata. Frutto di una viticoltura con approccio diverso rispetto a quella richiesta per le muffe nobili, ci permette di produrre un vino molto personale, che evidenzia le potenzialità nascoste di un vitigno dotato anche di una buona aromaticità e grande acidità, complice essenziale per i vini dolci.
Ci piace pensare ad una sequenza qualitativa simile ai vini tedeschi di qualità superiore con predicato (Qualitätswein mit Prädikat).

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