Questa immagine 360° introduce alla bellezza ed ai paesaggi di una Romagna spesso ignota ai cultori del mondo enologico, a volte legati alle denominazioni più blasonate, senza quella curiosità che può far scoprire altri territori che hanno contribuito e contribuiscono alla valorizzazione del vino italiano.
Il territorio
Uno sguardo alla nostra azienda, situata sulle dolci colline dell’Appennino Tosco-Romagnolo, che collegano Faenza alla Toscana. Si percorre la valle del fiume Marzeno ed in corrispondenza del paese omonimo, sul lato sinistro in direzione nord, si trovano le vigne della Fattoria Zerbina, tutte rigorosamente collinari e allevate in maggioranza ad alberello.
L’immagine permette di localizzarci prima di tutto rispetto a riferimenti geografici, storici e culturali più conosciuti, ma permette anche di approfondire, vigna per vigna, il nostro percorso di rinnovamento e crescita, cominciato nel 1985 ed ancora oggi in divenire. Attraverso la storia di ogni singolo cru e dei vini che ne derivano, si delinea il percorso che ha permesso alla Fattoria Zerbina di poter acquisire l’appartenenza alla sotto-zona di Marzeno, una piccola regione in cui la viticoltura, se ben interpretata, sa dare spunti originali ed identitari, di assoluto rilievo. In merito ai nostri vigneti, le colline più basse, caratterizzate da un terreno più sciolto e da un microclima più umido, almeno nell’ultima parte della stagione, sono destinate alla coltivazione dell’Albana, che qui trova le condizioni più idonee per lo sviluppo della muffa nobile. Le colline più alte sono caratterizzate da un terreno piuttosto variabile, che spazia dalla matrice argillo-calcarea a quella invece di carattere alluvionale, entrambe ideali per la coltivazione del Sangiovese, che sa esprimere stili diversi. Meno estesa è invece la zona calanchifera, caratterizzata da una forte presenza di argille blu, più adatte alla coltivazione di Merlot e Cabernet Sauvignon.
Di certo, grazie a questi approfondimenti, avrete maturato una diversa consapevolezza quando verrete a visitarci!
Un po' di numeri
Fondazione
1966
Prima bottiglia
1970
Superficie totale
39,40 ha
Altitudine
75 – 160 m
Superficie vigneto
29,52 ha
Superficie oliveto
0,50 ha
Vitigni
Sangiovese
68,39%
Albana
18,60%
Merlot
6,44%
Syrah
4,27%
Ancellotta
1,70%
Cabernet Sauvignon
0,60%

L'alberello a palo singolo
Introdotta per la prima volta nel 1990 nella vigna del Pozzo, questa forma di allevamento, ad alta densità d’impianto, riprende le antiche tradizioni delle colline romagnole. Principali vantaggi sono l’esposizione a 360° dell’apparato fogliare, che permette un’attività fotosintetica ottimale, e la possibilità di vendemmiare con facilità lungo qualsiasi direttrice (cosa impraticabile nei normali vigneti a spalliera).
Questo impianto fu anche il primo a prevedere diverse selezioni clonali, la cui risposta a questa forma di allevamento avrebbe poi guidato le scelte nella riconversione dei vigneti negli anni successivi.
I nuovi impianti
Visti gli ottimi risultati ottenuti dal primo impianto ad alberello a palo singolo, ma visti anche gli elevati costi di gestione che questo tipo di impianto comporta, il piano di riconversione dei vigneti messo in atto a partire dagli inizi degli anni ‘90 ha visto l’introduzione di una forma di allevamento a spalliera molto simile al “gobelet” bordolese, capace di conciliare le elevate densità di impianto, la forma di coltivazione ad alberello e una razionale meccanizzazione. L’alberello a spalliera è la forma di allevamento più diffusa nei vigneti della Fattoria Zerbina e lo sarà sicuramente anche in futuro.
L'Albana e la muffa nobile
Optare per un vino da muffa nobile significa, più ancora che con le uve rosse, affidarsi alla clemenza della natura, con tutte le gioie e con tutti i sacrifici che ciò può comportare.
Una pioggia in più, nel momento sbagliato, può influire in modo negativo sul risultato finale, se non addirittura compromettere un’intera vendemmia. Un alternarsi regolare, quanto imponderabile, di periodi asciutti e di periodi umidi può invece dare origine ad uve di tale complessità e ricchezza, che solo chi le ha assaggiate può comprendere fino in fondo.
Anche nelle annate migliori, lo scrupolo quasi maniacale nella selezione, a volte anche acino per acino, è però la chiave di volta per ottenere un vino che possa fregiarsi dell’etichetta Scaccomatto.